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Nel collegare simboli, vengono esplorate possibilità di rappresentare concetti attraverso immagini evocatrici e, talvolta, parole che diventano pittura. La solitudine di questa fase incomincia ad animarsi in uno spazio pittorico che ora è sfondo, ora è protagonista, in un continuo dialogo tra le superfici. Talvolta le figure incontrano parole, le attraversano e ne sono attraversate, in un confine mai definito.
L ‘Io-diviso si connette con una nuova fase, presentata in cinque dipinti uniti da una maggiore aderenza raffigurativa rispetto alle fasi che la precedono. Tuttavia, sono lo spazio e la materia che ci rivelano ancora una volta la lettura simbolica di questi corpi, ora maggiormente definiti e ospitati da uno spazio troppo stretto, come ripresi da un obiettivo “invaso” dalle immagini.
La materia coloristica si fa più leggera, talvolta scompare lasciando il tratto a matita, sciolta e fluidificata nella creazione dell’uomo e della donna. La presenza di parole evocatrici ci riporta alle “pagine corali”, ma sono solo accenni, l’uomo va oltre. Il “bestiario” di tante atmosfere già create viene rappresentato da due animali che si fondono, uno ombra dell’altro o specchio imperfetto: due animali o uno-diviso?
Aleph: prima lettera dell’alfabeto fenicio ed ebraico che racchiude un significato di scomposizione semantica e un valore cabbalistico, lettera e numero, verbo e pietra, principio e termine di ogni discorso.
Le figure rappresentate nascono da inserti di frasi, di lettere e di alfabeti che, come isole antiche, emergono dalla stratificazione cromatica.
Qual è l’essenza dell’eroe?
Inquietudine? Insaziabile sete di sapere? Viaggio iniziatico? Ritorno trionfante? Azione? Capacità di resistere tra flutti e venti contrari, tempeste interiori e ricordo di antiche e nuove passioni?
È un uomo? Una donna? O un animale mitico, simbolo del lavoro e del sacrificio?
L’immagine di un eroe risuona sempre dentro di noi, ammiriamo estasiati la sua forza interna ed esterna.
Allorché un misterioso destino ha accomunato l’umanità intera in una drammatica ricerca di protezione e di salvezza nella chiusura di “luoghi” e nell’isolamento di individui è iniziata una riflessione sul “luogo solitario” in cui si è ritrovato l’Uomo, se stesso e lo spazio della propria ombra. L’esterno era interdetto, l’arte nascosta, le strade deserte. L’ispirazione allora è giunta dalla memoria, dalla musica, dalla danza per esplorare metaforiche vie d’uscita e di salvezza: prima dentro l’individuo, nel profondo, poi all’esterno nella fisicità della carta realizzata a mano e nella consistenza materica dei colori, un’unione che quasi creava figure in rilievo, plastiche, – tattili – quando toccare gli altri non era più possibile.
Gli individui di questa serie “Luoghi solitari” sono isolati nella loro cornice/confine ma un filo li lega, come personaggi che aspettano di ritrovarsi nuovamente uniti tutti quanti all’interno di un unico grande affresco.